[archiattack] 2013

Maria Savoldi
La sublimazione di uno stato imposto, indipendente dalla propria volontà. Ore insonni trascorse a contare. Contare secondi minuti sommarli in ore notti e giorni, fino a visualizzare questi numeri come punti, vicinissimi, infiniti, tanto da generare la linea. Da sempre associata al concetto di temporalità, nelle mie opere la linea si fa viva, e come guidata da volontà propria passa dalla bidimensionalità del foglio, alle tre dimensioni, e viceversa, confondendo i confini e rimandando continuamente al concetto di conta.
Il tempo stesso partecipa al processo creativo. Il filo di ferro, evidente richiamo alla linea, è impietosamente trasformato e corroso dal passar del tempo.
Linea come tempo e linea come pensiero; pensiero che va sfumando, fino a perdersi e addormentarsi nello spazio.
Io stessa, come poi l’osservatore, sono guidata in questo groviglio di linee, sensazioni, dalla costante presenza di numeri. Riportati in caratteri atemporali, rappresentano l’universale modo di comunicare umano e della natura stessa. E di nuovo riconducono al punto di partenza, la conta insonne secondi, minuti, ore, notti, giorni...
Maria Savoldi (Iseo (Bs), 1988)


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